La difficile condizione degli adolescenti nella società di oggi

Noi ragazzi del XXI secolo viviamo in una società che non ci accetta, o almeno dice di farlo, ma poi ci sentiamo giudicati da tutto e tutti, anche dalle persone più care a noi.

Come adolescente che vive in questa società credo fermamente che crescere così ci rovini, specialmente nella fascia di età tra i 12 e i 20 anni.

Ci sentiamo giudicati, osservati da un occhio malizioso che ci vuol far sentire inferiori a tutto.

Parlo da ragazza, ciò che sono. Sinceramente penso che il genere femminile sia quello più criticato, giudicato. Credo che se dovessimo fare un sondaggio su quali qualità dovrebbe avere la ragazza perfetta la risposta di quasi tutti sarebbe: bionda occhi azzurri e magrissima. Ma questo perché?

Se la società ci ha abituati a pensare che una Barbie oggettivamente è perfetta, allora perché una ragazza non deve emularla?

Questo pensiero ci rovina, ogni giorno di più.

Se invece chiedessimo a una ragazza se le piace il suo fisico o lei come persona, il 90% di loro (me compresa) ci risponderebbe che il suo fisico non le piace, ma che magari il carattere le piace. Ma a chi davvero fa più impressione il carattere dell’estetica? Se mi mettessero davanti un ragazzo oggettivamente bello e antipatico e uno oggettivamente brutto ma simpatico, a primo impatto parlerei con quello bello, poi magari mi renderei anche conto che è antipatico, questo dimostra quanto la società ha influito su di noi, sul nostro modo di pensare e di scegliere.

Quando vediamo una persona “famosa” che ci piace, tendiamo a emularla, copiarla nel suo modo di fare e vestire, specialmente nel vestire. Tendiamo a vestirci come loro per sentirci come loro, ma anche se sappiamo che questo non accadrà, in qualche modo l’emulazione ci fa stare meglio con noi stessi.

Ci affidiamo all’omologazione per nascondere paure, insicurezze, disagi che abbiamo.

Perché sono convinta che noi nasciamo con l’autostima, ma è un sentimento che reprimiamo subito, perché solo una persona davvero forte ha autostima. Ma chi davvero ha autostima?

Certo molte persone dicono di averla ma credo che solo l’un per cento di loro ce l’abbia per davvero.

L’autostima credo sia la qualità più rara da trovare in una persona, quasi nessuno ne ha.

In fondo come si può avere autostima in una società che non ti accetta? Che ti fa cambiare perché quello che sei o quello che vuoi non va bene.

E allora qui mi sorge un dubbio: sono io che non vado bene o è la società? Ovviamente la risposta giusta sarebbe la società, ma è più facile cambiare me stessa o la società?

Certo me stessa, ed è questo che non va bene, perché io posso cambiare entro un certo limite poi ci sono gli estremi, che non vanno bene, che implicano il dolore fisico, e questo ci fa riflettere.

Quindi in conclusione credo che, pur vivendo in questa società che ci vuole a tutti costi cambiare, siamo dei ragazzi forti per la maggioranza. Certo, sopprimiamo le nostre emozioni per sembrare perfetti a gli occhi di altri anche se magari stiamo morendo dentro e in questo dobbiamo cambiare.

Olivia Zanfagna 4LL

40 giorni nel Pacifico

Oggi vi racconterò la storia di una velista americana, Tami Oldham Ashcraft.

Nel 1983 Tami, velista professionista, all’età di 23 anni, ricevette l’incarico di portare una barca a vela da Tahiti a San Diego; accettò e partì insieme al suo fidanzato, Richard Sharp, esperto velista.

Dopo un mese di navigazione, i due ragazzi si ritrovarono nella rotta dell’uragano Raymod, di categoria 4. Essendo la situazione molto pericolosa, Richard decise di mandare sottocoperta Tami e di continuare a timonare lui. Ma, dopo pochi minuti, la barca si ribaltò e Tami perse i sensi.

Riprese conoscenza solo il giorno dopo, con la certezza che la barca era stata danneggiata e che il suo fidanzato non era più con lei ma disperso nelle acque del Pacifico.

Dopo un primo momento di smarrimento, si rimboccò le maniche e con le poche forze che le rimanevano creò una vela improvvisata e una pompa per drenare l’acqua dalla cabina.

Consapevole che con i pochi mezzi a disposizione, una mappa, un orologio ed un sestante, non poteva arrivare a San Diego, si avvicinò alla rotta per le Hawaii.

Riuscì a sopravvivere per 41 giorni, quando si fece notare da una nave di passaggio e venne tratta in salvo, raggiungendo così l’isola di Hilo nelle Hawaii.

Dopo essere tornata sulla terra ferma, Tami cercò di recuperare il suo stato di salute: un trauma cranico, molte ferite che non la faranno leggere per sei anni.

Oltre alle ferite fisiche, deve guarire anche dallo stress post traumatico dovuto anche alla perdita di Richard.

Deciderà di tornare in mare subito, perché lo considera parte del suo processo di guarigione oltre che la sua più grande passione.

Infatti prenderà parte ad un viaggio di sei mesi alle Fiji, come membro dell’equipaggio.

Nel 1998, dopo 15 anni, ha trovato la forza di scrivere e raccontare la sua storia in un libro autobiografico “Red sky in the morning” in italiano “Resta con me”. Nel 2018, dopo il grande successo del libro, è stato girato anche un film, “Alla deriva”.

Dopo aver superato il trauma della perdita di Richard, si è sposata e vive sull’isola di San Juan, nello stato di  Washington.

Al collo porterà sempre la collana che le regalò Richard prima di partire, con un ciondolo a forma di sestante, che le ricorda come ha fatto a tornare a casa. Dice che le ha salvato la vita.

VERGNAGHI MARTINA 4’LL

 

Diversità, imperfezione e auto-accettazione

Mi piacerebbe condividere con voi qualcosa che mi ha aiutato molto a maturare. Durante la mia vita ho sempre viaggiato molto e ho avuto l’opportunità di vivere in diverse parti del mondo; questo mi ha portato a capire che le persone vanno accettate per quello che sono interiormente, non per il colore della pelle o per l’acconciatura di capelli o nemmeno per il modo in cui si vestono perché non è da questo che si capisce chi si ha veramente davanti.

Pensate che i miei migliori amici sono le persone più strane che io conosca ma non giudico mai il loro modo di vestirsi o acconciarsi perchè so che alla fine della giornata sono loro che mi rendono felici, che mi trasmettono belle emozioni e che mi fanno sentire accettata. Vi garantisco che la sensazione di essere accettati in un qualsiasi contesto per ciò che si è, senza la paura di

essere giudicati, è una cosa bellissima e porta anche ad essere più felici nella vita. L’essere umano sente spesso il bisogno di comportarsi in un modo specifico per essere accettato da chi lo circonda ma ciò porta all’infelicità secondo me perchè finiamo per ritrovarci in ambienti chenon corrispondono molto al nostro modo naturale di essere.

Viaggiando si ha la possibilità di ampliare le nostre conoscenze sulle diverse culture e di scoprire quanti modi differenti ci sono di pensare nel mondo.

Oggigiorno, soprattutto tra le nuove generazioni, tutti giudicano tutti ed è presente questa continua ricerca della perfezione che infine non esiste. Nel mondo in cui viviamo ormai, si è costruita una percezione del perfetto attraverso ciò che ci viene mostrato sui social media, sulle pubblicità o su tutto ciò che è materiale e che non c’entra con l’interiorità di tutti noi, con quello che ci potrebbe far sentire meglio e più accettati in questo mondo già impostato.

Ogni essere umano può insegnare qualcosa e noi dobbiamo cercare di imparare e mettere assieme tutti questi insegnamenti e smettere di giudicare le diverse culture perché ognuna ha una propria storia e sono tutte molto affascinanti. La perfezione non esiste quindi non cercatela, ci sarà sempre qualcuno nel mondo che vi vedrà come una figura perfetta ma ci saranno anche quelli che vi guarderanno come se foste la cosa più strana che abbiano mai visto.

Infine l’importante è sapere che è meglio preoccuparsi più per cosa trasmettiamo alle persone che ci circondano e non a come ci presentiamo esteticamente, l’altra cosa importante è il non giudicare una persona solo dall’estetica ma di interagire prima con le persone che abbiamo davanti, imparare da dove vengono e la loro coltura. Non serve essere perfetti per essere accettati, troverete sempre qualcuno che vi accetterà per quello che siete veramente e che sosterrà tutte le vostre decisioni, anche quelle più strane.

Theodora Birt Massignan 4’LL

Make-up: un mondo fatto a colori

Negli ultimi anni una grande tendenza si sta diffondendo sempre di più creando possibilità di lavoro per gli appassionati a questo tipo di arte: il make-up. E come molte persone condivido anche io questo sogno, ovvero diventare una make-up artist e viaggiare il mondo facendo ciò che amo. Truccare le donne significa di riuscire a valorizzare qualsiasi tratto, renderlo armonioso e fare sentire a suo agio e apprezzata una donna  in qualsiasi situazione. Sembra facile riuscire a mettere dei colori e a uniformare un viso, ma non è così semplice.

Innanzitutto la storia del trucco ha radici veramente antiche, poiché già gli Egizi usavano il make up, non fine a se stesso, ma per motivi religiosi: credevano infatti che la bellezza fosse gradita agli dei e che il trucco potesse proteggere dal male.

Ora sicuramente lo scopo è ben diverso, ma ciò dimostra che questa tecnica ha una lunga storia ed è da sempre apprezzata.

 

Il lavoro del make up artist consta di diversi passaggi: prima di tutto bisogna studiare il volto della persona che si ha davanti, ciò comprende simmetria e proporzione, colore degli occhi e della pelle, e tipo di pelle, poiché tutti i prodotti si devono adattare sul viso e tutto deve essere reso uniforme, in modo tale che sembri il più naturale possibile, quasi una seconda pelle. Dopodiché si procede usando determinati prodotti che aiuteranno a “fissare” nel miglior modo possibile il trucco alla pelle dell’interessata o interessato.

Per avere una pelle più sana e senza imperfezioni uno dei consigli migliori è quello di avere un’alimentazione sana ed equilibrata e di prendersi cura della pelle al meglio facendo uso di prodotti specifici. Tutto ciò aiuta aiuta e facilita il lavoro della make up artist.

Il culto del cinema, della moda, dello spettacolo ci influenza ormai da diversi decenni e ciò che c’è dietro ancora di più, è quindi normale che molte persone si interessino sempre di più agli impieghi “secondari” di questa grande scena e personalmente la trovo una cosa fantastica, perché permette a tutti di poter vivere grandi emozioni senza essere al centro dell’attenzione.

In conclusione ciò che vorrei fare dopo il liceo sarebbe quella di andare in un’accademia e imparare tutto ciò che riguarda questo meraviglioso mondo fatto a “colori”.

Sarah Steenstrup 4LL

Prodotti biologici vs non biologici

Un numero sempre crescente di consumatori sta facendo una scelta: per la loro spesa preferiscono acquistare prodotti biologici, vale a dire frutta, verdura, carne, uova, formaggi che hanno un marchio  che attesta che la loro produzione sia stata ottenuta secondo alcune regole, vale a dire in base a un tipo di agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo, promuove la biodiversità, e soprattutto esclude l’utilizzo di prodotti di sintesi e degli organismi geneticamente modificati.

In numerosi articoli è  emerso come i campi coltivati possono avere un terreno inquinato da un metallo pesante, il rame, persino più tossico del glifosato.

Quest’ultimo non solo è  l’erbicida più usato in tutto il mondo, ma è noto alle cronache per numerosi articoli e istituzioni scientifiche, per esempio lo Iarc, (l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) che lo hanno accusato di essere cancerogeno, di interferire a livello ormonale, di creare problemi ai reni, di abbassare il testosterone nell’uomo, di danneggiare le informazioni genetiche a livello cellulare e anche di provocare la moria delle api.

La frutta biologica, secondo diversi studi, contiene più nutrienti e soprattutto maggiori benefici diretti e indiretti per il nostro organismo rispetto a quella “normale”.

La frutta biologica contiene una maggior quantità di composti antiossidanti, utili per migliorare la nostra salute e garantisce una minore esposizione a metalli tossici e pesticidi.

Ma i benefici della frutta biologica non finiscono qui, perché un frutto, o meglio la sua pianta, è un organismo vivente, non un computer che è un oggetto inerme: è vivo e reagisce agli stimoli esterni. Reagisce per necessità, e lo fa producendo sostanze che sono utili alla nostra salute.

E il gusto?

La frutta biologica risulterebbe anche più buona al gusto: avendo più difficoltà a crescere, i frutti sono solitamente più piccoli e le sostanze che conferiscono il classico “sapore” più concentrate.

Sulla nostra lingua sentiremo maggiormente il sapore di mela, o di pera, o di pesca, a causa della concentrazione maggiore.

Consumando frutta biologica dunque, oltre ad aver dato una mano all’ambiente, faremo del bene al nostro organismo e mangeremo anche qualcosa di più gustoso e naturale.

Rumignani Alexandra 4’LL

 

 

 

 

Chiusura del bio-parco di Roma

 

Il bio-parco di Roma nacque  nel 1908. La sua inaugurazione fu però nel 1911 con il Sindaco Nathan.  Al tempo il suo nome era “zoo” o anche “giardino zoologico” e venne pensato e realizzato con lo scopo di  divertire e intrattenere il  pubblico. La sua caratteristica principale è che si trova nel centro della città e precisamente a Villa Borghese e ricopre una superficie di 12 ettari di terra.

Lo Zoo venne poi finito di costruire e ampliato da un appassionato di animali, Carl Hagenbeck, che utilizzò gabbie grandi senza sbarre dove gli animali non erano costretti in spazi piccoli. Divenne per questo motivo uno dei parchi più belli,  superando anche quello della Francia. Col passare degli anni cominciò ad avere dei problemi dal punto di vista architettonico e di affluenza. Vennero così introdotte specie sempre più rare per attirare nuovi visitatori e venne allargato di altri 5 ettari. Raffaele di Vico, un architetto, nel 1933 e nel 1935 costruì ed inaugurò una nuova area con una grande voliera e  una  zona per i rettili. Ma anche dopo questi interventi, in conseguenza della guerra,  il parco continuava ad presentare problemi. Furono quindi ristrutturate alcune zone e costruite di nuove; il Rettilario venne chiuso  nel 1970 per essere poi  ristrutturato  nel 1983.

Arriviamo ad oggi: sono anni che il bio-parco versa in un degrado totale dovuto alla mancanza di fondi. Anni fa, rappresentava un posto dove passare un bellissimo pomeriggio. Io ho dei ricordi molto belli di quando ero piccolo e i miei genitori mi portavano a vedere gli animali dal vivo e mi compravano le noccioline da tirare alle scimmie. Ora il  momento è ancora più difficile  a causa del virus Covid-19 che ha peggiorato molto questa  situazione mettendo in crisi tutta l’economia mondiale. Il bio-parco è a rischio di chiusura, proprio perché c’è stato il 60% in meno di visitatori. Ormai solo gli abitanti della regione rappresentano un esiguo numero di visitatori, mentre stranieri o altri viaggiatori da altre regioni italiane non si vedono più. Questo è problema molto importante, perché avendo il 60% meno di incassi è anche più difficile da mantenere. Per  questo il direttore Francesco Petretti ha pregato la Sindaca di non chiuderlo e di cercare nuovi soci. Gli animali sono in pericolo, in quanto senza denaro a sufficienza è complicato mantenere i vari habitat. È fondamentale per questo cercare di rispettare tutte le regole che sono state date, così che questo momento finisca il prima possibile e tutto possa tornare come prima, ma questo non sarà possibile se ognuno di noi non farà la propria parte.

Leonardo Rossi 4’LL

FEDERICO LEONARDO LUCIA

Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, è un cantante rap-pop milanese. È il mio idolo da ormai 8 anni per svariate ragioni; la prima è che è una bravissima persona:  in questo periodo difficile per l’Italia ha deciso infatti di creare un fondo con il quale aiutare l’ospedale San Raffaele per creare un reparto di terapia intensiva e con il “potere della condivisione” è riuscito a far contribuire un gran numero di persone. Come personaggio poi è molto simpatico, lo possiamo notare nelle sue storie su Instagram e talvolta è molto profondo. Infine è il mio idolo perché è bello e bravo sia come persona che come cantante. Vediamo ora la sua vita: nasce il 15 ottobre 1989 a Rozzano ma viene a vivere fin da molto piccolo a Buccinasco. Fedez ha frequentato il liceo artistico Brera che ha però abbandonato per seguire la strada della musica. Inizia a fare musica nei centri sociali per arrivare poi dai primi locali fino allo stadio San Siro. Fedez non ha avuto una vita sempre facile, da piccolo infatti veniva bullizzato per il suo aspetto fisico, la sua famiglia non aveva tanti soldi e in adolescenza lui ha avuto anche problemi con le droghe leggere. Ai tempi del liceo inizia quindi a partecipare a diverse  gare di freestyle insieme ai suoi coetanei vincendone molte. Il cantante ha sempre odiato gli arrampicatori sociali infatti ha sempre evitato di essere uno di loro. Fedez ha pubblicato 6 album: Penisola che non c’è (2011), Il mio primo disco da venduto (2011), Sig. Brainwash – l’arte di accontentare (2013), Pop-Hoolista (2014), Comunisti col Rolex (2016), Paranoia Airlines (2019).

Ha partecipato a diverse collaborazioni e ha vinto anche molti premi. La sua collaborazione più importante è stata con X-Factor Italia, per cui Fedez è stato nominato per 5 anni giudice del programma. La sua più grande passione ovviamente è la musica, ma nell’ultimo periodo si è aggiunto anche il basket, malgrado la sua statura (174 cm). Oltre a questo, Fedez, è un grande appassionato di politica e non si è mai trattenuto dall’esprimere apertamente il suo pensiero, anche se ciò molte volte gli ha causato problemi.

Nel 2017 grazie a una strofa di una sua canzone “Il cane di Chiara Ferragni ha il papillon di Vuitton” (Vorrei ma non posto), Fedez ha conosciuto l’imprenditrice digitale più famosa al mondo che attualmente è sua moglie, Chiara Ferragni. Il 18 marzo 2018 hanno dato alla luce il loro primogenito Leone Lucia Ferragni e l’1 settembre 2019 Chiara e Federico si sono sposati a Noto e il matrimonio dei Ferragnez è  stato definito “il grande matrimonio reale”. Chiara e Fedez ora stanno aspettando la loro secondogenita.

 

Alessandra Guidobono 4’LL

Fit boxing

Fit boxe è un metodo di allenamento fitness, concepito per ottimizzare lo stato di forma fisica generale, sviluppato in stile kickboxing.

 

Molto spesso l’allenamento è accompagnato da tracce musicali ad intento motivazionale, le quali scandiscono il ritmo dei colpi.

 

La fit boxe non rientra tra gli sport da combattimento, perciò non esistono avversari; i colpi vengono tirati esclusivamente contro un apposito sacco, il Water Bag.

 

I pugni possono anche essere sferrati contro i guantoni dell’allenatore o di un compagno di allenamento.

 

Prima della sessione è necessario praticare un bendaggio: mani e polsi vanno stabilizzati con appositi taping, i quali servono a proteggere da infortuni e vanno messi sotto ai guantoni.

 

Durante l’allenamento si può bruciare fino a 1001 calorie.

In esso sono compresi 12 round, tra cui shadow warm up, mobility cool down, e colpi al sacco, con tecniche pugilistiche, tutto ciò in alternanza ai più condizionanti esercizi di Calisthenics.

 

I benefici che si traggono praticando la fit boxe sono numerosi; tra i vari, i più comuni ed importanti sono alleviamento dello stress, ottimizzazione del dimagrimento e miglioramento della fitness in tutto il corpo.

Valentina Corsaro 4LL

 

Gli animali

Vorrei condividere con i miei compagni l’amore che un animale può dare ad un essere umano.

Da sempre si dice che gli animali siano i migliori amici dell’uomo e che un animale domestico riesca a percepire l’umore di noi uomini.

Su internet ci sono molti video di animali coraggiosi che salvano addirittura vite umane.

Amo gli animali, penso che l’affetto che un animale può darti sia immenso e questo lo provo tutti i giorni sulla mia pelle, avendo una cagnolina stupenda.

Ho da sei anni un cavalier king di nome Sole che che è diventata la mia compagna di vita, mi segue ovunque per casa, dorme con me ed è esattamente la mia ombra.

Non riesco a capacitami del fatto che nel XXI secolo la caccia e l’esportazione di animali siano ancora legali, e soprattutto, che ancora i canili facciano pagare l’adozione degli animali.

Gli animali a mio parere sono un dono prezioso e pertanto devono essere salvaguardati in ogni modo.

In prima linea lo Stato dovrebbe fare più controlli nei canili e poi soprattuto dovrebbe fare in modo cercare di controllare i carichi che vengono dall’estero, specialmente da Paesi come Cina e Sud Corea, da cui proviene un grande traffico illegale di animali.

Penso inoltre che I nostri amici a 4 zampe ci trasmettono sempre sensazioni positive, cercano sempre divertimento e relax, trasmettendo quindi voglia di vivere grazie a questo loro atteggiamento che ci fa vedere la vita in modo positivo.

Sono una compagnia preziosa, silenziosa e costante specie nei momenti tristi, infatti percepiscono il nostro stato d’animo e ci stanno vicino per rassicurarci.

Anche per le persone anziane o sole, gli animali sono un valido aiuto per affrontare la solitudine e la depressione.

Giulia Conti 4’LL