Chiusura del bio-parco di Roma

 

Il bio-parco di Roma nacque  nel 1908. La sua inaugurazione fu però nel 1911 con il Sindaco Nathan.  Al tempo il suo nome era “zoo” o anche “giardino zoologico” e venne pensato e realizzato con lo scopo di  divertire e intrattenere il  pubblico. La sua caratteristica principale è che si trova nel centro della città e precisamente a Villa Borghese e ricopre una superficie di 12 ettari di terra.

Lo Zoo venne poi finito di costruire e ampliato da un appassionato di animali, Carl Hagenbeck, che utilizzò gabbie grandi senza sbarre dove gli animali non erano costretti in spazi piccoli. Divenne per questo motivo uno dei parchi più belli,  superando anche quello della Francia. Col passare degli anni cominciò ad avere dei problemi dal punto di vista architettonico e di affluenza. Vennero così introdotte specie sempre più rare per attirare nuovi visitatori e venne allargato di altri 5 ettari. Raffaele di Vico, un architetto, nel 1933 e nel 1935 costruì ed inaugurò una nuova area con una grande voliera e  una  zona per i rettili. Ma anche dopo questi interventi, in conseguenza della guerra,  il parco continuava ad presentare problemi. Furono quindi ristrutturate alcune zone e costruite di nuove; il Rettilario venne chiuso  nel 1970 per essere poi  ristrutturato  nel 1983.

Arriviamo ad oggi: sono anni che il bio-parco versa in un degrado totale dovuto alla mancanza di fondi. Anni fa, rappresentava un posto dove passare un bellissimo pomeriggio. Io ho dei ricordi molto belli di quando ero piccolo e i miei genitori mi portavano a vedere gli animali dal vivo e mi compravano le noccioline da tirare alle scimmie. Ora il  momento è ancora più difficile  a causa del virus Covid-19 che ha peggiorato molto questa  situazione mettendo in crisi tutta l’economia mondiale. Il bio-parco è a rischio di chiusura, proprio perché c’è stato il 60% in meno di visitatori. Ormai solo gli abitanti della regione rappresentano un esiguo numero di visitatori, mentre stranieri o altri viaggiatori da altre regioni italiane non si vedono più. Questo è problema molto importante, perché avendo il 60% meno di incassi è anche più difficile da mantenere. Per  questo il direttore Francesco Petretti ha pregato la Sindaca di non chiuderlo e di cercare nuovi soci. Gli animali sono in pericolo, in quanto senza denaro a sufficienza è complicato mantenere i vari habitat. È fondamentale per questo cercare di rispettare tutte le regole che sono state date, così che questo momento finisca il prima possibile e tutto possa tornare come prima, ma questo non sarà possibile se ognuno di noi non farà la propria parte.

Leonardo Rossi 4’LL

La Moda

Tutto cominciò quel pomeriggio di primavera quando vidi per la mia prima volta mia nonna Carla cucire l’abito delle nozze di mia zia Simona. Avevo solamente tre anni ma il ricordo di quanto amore e dedizione metteva la mia cara nonna su quell’abito è rimasto vivo dentro di me fino ad oggi. Era un abito di seta bianca come decorato sul décolleté e sulla gonna di un pizzo prestigioso, il pizzo macramè. Fu proprio mia nonna Carla, sarta di Chanel e per le Sorelle Fontana, che mi insegnò come riconoscere i tessuti di qualità, come deve fluire l’abito per valorizzare la camminata della donna ed infine qual era il giusto taglio dell’abito a seconda delle differenti taglie e misure. Mi crebbe nel mondo della moda e delle grandi imprese di moda e sin da subito mi coinvolse nella sua professione come piccola aiutante. Fu da lì che mi innamorai per davvero della moda scegliendo le tonalità, i motivi, gli accessori da abbinare accanto ad ogni suo capolavoro. Dopo la sua morte non continuai a lavorare gli abiti nella stessa maniera in cui li lavoravo prima e persi il ritmo ma non la passione. È da quest’anno che ho riacquistato la mia passione grazie alla voce del mio angelo-custode (alias nonna Carla) che ha risuonato nel mio cuore dicendomi che la moda sarà il mio futuro. Mi sono resa conto che, attraverso il gran lavoro interiore che ho fatto durante la quarantena, la moda è il mio scopo nella vita, perché è la mia motivazione quotidiana. La moda, secondo la mia opinione, è dare vita alle personalità e alle anime delle persone attraverso i colori, i materiali e i differenti stili. Inoltre fornisce l’opportunità di esibirsi liberamente al pubblico, cioè al mondo, per ciò che si è. Vestirsi bene significa amare il nostro corpo e la nostra anima, perciò nonostante le circostanze in cui la vita ci può catapultare è importante avere cura di noi stessi e non privarci mai di nobili e gradevoli abiti. Sono felice di aver scelto, grazie all’appoggio della mia famiglia, la direzione giusta e spero, grazie alla mia caparbietà e alla mia creatività, di coronare il sogno di studiare a Madrid business e relazioni internazionali della moda.

Ludovica Paparella 4’LL

FEDERICO LEONARDO LUCIA

Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, è un cantante rap-pop milanese. È il mio idolo da ormai 8 anni per svariate ragioni; la prima è che è una bravissima persona:  in questo periodo difficile per l’Italia ha deciso infatti di creare un fondo con il quale aiutare l’ospedale San Raffaele per creare un reparto di terapia intensiva e con il “potere della condivisione” è riuscito a far contribuire un gran numero di persone. Come personaggio poi è molto simpatico, lo possiamo notare nelle sue storie su Instagram e talvolta è molto profondo. Infine è il mio idolo perché è bello e bravo sia come persona che come cantante. Vediamo ora la sua vita: nasce il 15 ottobre 1989 a Rozzano ma viene a vivere fin da molto piccolo a Buccinasco. Fedez ha frequentato il liceo artistico Brera che ha però abbandonato per seguire la strada della musica. Inizia a fare musica nei centri sociali per arrivare poi dai primi locali fino allo stadio San Siro. Fedez non ha avuto una vita sempre facile, da piccolo infatti veniva bullizzato per il suo aspetto fisico, la sua famiglia non aveva tanti soldi e in adolescenza lui ha avuto anche problemi con le droghe leggere. Ai tempi del liceo inizia quindi a partecipare a diverse  gare di freestyle insieme ai suoi coetanei vincendone molte. Il cantante ha sempre odiato gli arrampicatori sociali infatti ha sempre evitato di essere uno di loro. Fedez ha pubblicato 6 album: Penisola che non c’è (2011), Il mio primo disco da venduto (2011), Sig. Brainwash – l’arte di accontentare (2013), Pop-Hoolista (2014), Comunisti col Rolex (2016), Paranoia Airlines (2019).

Ha partecipato a diverse collaborazioni e ha vinto anche molti premi. La sua collaborazione più importante è stata con X-Factor Italia, per cui Fedez è stato nominato per 5 anni giudice del programma. La sua più grande passione ovviamente è la musica, ma nell’ultimo periodo si è aggiunto anche il basket, malgrado la sua statura (174 cm). Oltre a questo, Fedez, è un grande appassionato di politica e non si è mai trattenuto dall’esprimere apertamente il suo pensiero, anche se ciò molte volte gli ha causato problemi.

Nel 2017 grazie a una strofa di una sua canzone “Il cane di Chiara Ferragni ha il papillon di Vuitton” (Vorrei ma non posto), Fedez ha conosciuto l’imprenditrice digitale più famosa al mondo che attualmente è sua moglie, Chiara Ferragni. Il 18 marzo 2018 hanno dato alla luce il loro primogenito Leone Lucia Ferragni e l’1 settembre 2019 Chiara e Federico si sono sposati a Noto e il matrimonio dei Ferragnez è  stato definito “il grande matrimonio reale”. Chiara e Fedez ora stanno aspettando la loro secondogenita.

 

Alessandra Guidobono 4’LL

Fit boxing

Fit boxe è un metodo di allenamento fitness, concepito per ottimizzare lo stato di forma fisica generale, sviluppato in stile kickboxing.

 

Molto spesso l’allenamento è accompagnato da tracce musicali ad intento motivazionale, le quali scandiscono il ritmo dei colpi.

 

La fit boxe non rientra tra gli sport da combattimento, perciò non esistono avversari; i colpi vengono tirati esclusivamente contro un apposito sacco, il Water Bag.

 

I pugni possono anche essere sferrati contro i guantoni dell’allenatore o di un compagno di allenamento.

 

Prima della sessione è necessario praticare un bendaggio: mani e polsi vanno stabilizzati con appositi taping, i quali servono a proteggere da infortuni e vanno messi sotto ai guantoni.

 

Durante l’allenamento si può bruciare fino a 1001 calorie.

In esso sono compresi 12 round, tra cui shadow warm up, mobility cool down, e colpi al sacco, con tecniche pugilistiche, tutto ciò in alternanza ai più condizionanti esercizi di Calisthenics.

 

I benefici che si traggono praticando la fit boxe sono numerosi; tra i vari, i più comuni ed importanti sono alleviamento dello stress, ottimizzazione del dimagrimento e miglioramento della fitness in tutto il corpo.

Valentina Corsaro 4LL

 

Gli animali

Vorrei condividere con i miei compagni l’amore che un animale può dare ad un essere umano.

Da sempre si dice che gli animali siano i migliori amici dell’uomo e che un animale domestico riesca a percepire l’umore di noi uomini.

Su internet ci sono molti video di animali coraggiosi che salvano addirittura vite umane.

Amo gli animali, penso che l’affetto che un animale può darti sia immenso e questo lo provo tutti i giorni sulla mia pelle, avendo una cagnolina stupenda.

Ho da sei anni un cavalier king di nome Sole che che è diventata la mia compagna di vita, mi segue ovunque per casa, dorme con me ed è esattamente la mia ombra.

Non riesco a capacitami del fatto che nel XXI secolo la caccia e l’esportazione di animali siano ancora legali, e soprattutto, che ancora i canili facciano pagare l’adozione degli animali.

Gli animali a mio parere sono un dono prezioso e pertanto devono essere salvaguardati in ogni modo.

In prima linea lo Stato dovrebbe fare più controlli nei canili e poi soprattuto dovrebbe fare in modo cercare di controllare i carichi che vengono dall’estero, specialmente da Paesi come Cina e Sud Corea, da cui proviene un grande traffico illegale di animali.

Penso inoltre che I nostri amici a 4 zampe ci trasmettono sempre sensazioni positive, cercano sempre divertimento e relax, trasmettendo quindi voglia di vivere grazie a questo loro atteggiamento che ci fa vedere la vita in modo positivo.

Sono una compagnia preziosa, silenziosa e costante specie nei momenti tristi, infatti percepiscono il nostro stato d’animo e ci stanno vicino per rassicurarci.

Anche per le persone anziane o sole, gli animali sono un valido aiuto per affrontare la solitudine e la depressione.

Giulia Conti 4’LL

CHINATOWN

Chinatown a Milano è un quartiere che si trova nella zona tra Garibaldi e parco Sempione. Intorno al 1920 la comunità cinese ha iniziato a stanziarsi in questa zona diventando così una delle comunità più grandi della città di Milano. La presenza di questa cultura così contrapposta con quella italiana ha fatto in modo di far diventare questa una zona con caratteristiche particolari. Per le strade si possono notare vari ideogrammi e addobbi  che la rendono unica. Possiamo inoltre trovare qualsiasi tipo di negozio, la comunità cinese è specializzata in tecnologia infatti sono presenti molti negozi di telefonia e informatica, supermercati che vendono prodotti orientali e anche negozi che riguardano il benessere della persona.

Molto interessante è l’attenzione che gli abitanti hanno per il capodanno cinese, infatti ogni hanno per la via principale del quartiere, via Paolo Sarpi, si festeggia intorno all’inizio di febbraio il capodanno cinese. È una festa unica nel suo genere e di antiche tradizioni, infatti ci sono sfilate e parate, dove ragazzi, uomini e donne sfilano per la via con costumi tradizionali, accompagnati da dragoni, danze e rulli di tamburi che creano una bellissima atmosfera.

Nella zona è possibile trovare anche molti dei migliori ristoranti cinesi di Milano, che attirano diversi turisti, stranieri ma anche italiani, in cerca di nuovi sapori da sperimentare.

L’intesa che c’è tra questa comunità e quella italiana è molto affascinante, infatti sin da quando si è piccoli è possibile conoscere la nuova cultura e la tradizione grazie alla complicità che anche alle scuole elementari del quartiere si crea tra i ragazzi. Infine il quartiere è attrezzato con scuole per l’insegnamento dell’italiano o viceversa per il cinese per chi volesse apprendere una nuova lingua a cui si è molto vicini per chi, come me, vive a Chinatown.

Beatrice Volpi 4’LL

Riflessioni sul gioco del calcio

Il calcio è una delle mie più grandi passioni. Mi piace praticarlo, in quanto gioco in una squadra come attaccante, ma anche guardarlo. Sono nato infatti interista, in una famiglia di interisti da generazioni. Io gioco a calcio sin da quando sono piccolo. La palla è sempre stata uno dei miei giochi preferiti. Amavo giocare con mio fratello, con mio papà, con i miei amici, sia a casa che all’aperto. Il calcio è uno sport molto aggregante. Ovunque ti trovi, basta una palla per divertirsi e creare un gruppo. Il calcio è lo sport nazionale, in Italia è molto sentito e a Milano in particolare, vissuto sull’eterna rivalità tra Inter e Milan. Purtroppo però intorno al calcio girano notevoli interessi economici che spesso allontanano dallo spirito sportivo, dalla passione e dal divertimento. Una conferma di ciò si può vedere da come è stata gestita la temporanea sospensione e la successiva ripresa dei campionati sia italiani che internazionali in questo difficile e drammatico momento segnato dalla presenza del COVID-19: le partite non sono state sospese per l’emergenza nazionale ma hanno continuato ad essere giocate a stadi vuoti, cosa secondo me molto triste. Il calcio, come lo sport in generale, per me è fonte di insegnamento, sia per lo spirito di competizione e di conseguente miglioramento personale sia come trasmissioni di valori come il rispetto per l’avversario, la disciplina e la serietà e l’impegno. Un problema però che emerge nel mondo calcistico, sia a livello professionistico che a livello amatoriale e sia a livello nazionale che a livello internazionale, è il razzismo e ciò risulta evidente in da alcuni cori e striscioni che mirano colpire i giocatori per il colore della loro pelle. Talvolta invece si antepone l’aspetto prettamente agonistico e competitivo a valori basilari e ideali che lo sport dovrebbe tutelare, aprendo la strada al doping e rovinando la bellezza di questo sport e ciò mi rattrista perché mi è sempre piaciuto molto andare allo stadio con la mia famiglia e con i miei amici. Entrare a San Siro è sempre stato per me molto emozionante, soprattutto di sera, quando il Meazza si accende con le sue luci e le sue coreografie. Grandi campioni continuano ad essere modello ed esempio per generazioni di giovani che si avvicinano a questo sport. Io da piccolo ho cominciato a giocare nella squadra di Zanetti, che rappresentava e continua a rappresentare per me , un idolo assoluto.

Andrea Panzera 3 LST

IL RAZZISMO IERI E OGGI

 

Una problematica che esiste da decenni, ma che sta emergendo particolarmente in questi giorni è  quella del razzismo.

Questa ideologia che divide la popolazione umana in razze di diverso ordine sociale nacque nel XIX secolo, quando cominciò a diffondersi il mito della razza ariana, anche se cominciarono a formarsi comportamenti e teorie di questo tipo già secoli prima. Infatti se ne ebbe un primo assaggio nel Medioevo, quando i sovrani cristiani vollero impadronirsi dei beni dei banchieri ebrei.

Qualche tempo dopo, nel XVI secolo, Spagna e Portogallo cominciarono ad impiegare schiavi Africani per le loro colonie, così si creò il commercio triangolare di schiavi, che consisteva nella compravendita di schiavi neri che venivano mandati a lavorare nelle piantagioni di cotone e mais in America, in cambio di prodotti come lo zucchero di canna che venivano portati in Europa. Questo fu in assoluto il peggior esempio di segregazione razziale avutosi nella storia, si stima che a causa della tratta atlantica morirono circa quattro milioni di africani; tale fenomeno viene chiamato dagli africani e afroamericani “black holocaust” o “olocausto africano”.

Più in generale, questa discriminazione razziale assunse un’importanza politica agli inizi dell’Ottocento. È  in questo periodo infatti che Joseph Arthur de Gobineau, per giustificare i privilegi dell’aristocrazia bianca, inventò il mito della razza ariana, diventato poi famoso grazie alla figura di Adolf Hitler, che nella Seconda Guerra mondiale se ne impadronì per sterminare milioni di ebrei.

Tuttavia, nonostante ci consideriamo in un’epoca contemporanea, dove certe mentalità sono superate e considerate “antiche”, nuovi eventi dimostrano che ciò non è vero per tutti. Ciò che ha fatto scaturire la scintilla in questi mesi è stata la morte ingiusta di George Floyd, un cittadino afroamericano ucciso durante un arresto da un agente di polizia, dopo che l’ultimo gli aveva tenuto schiacciato il collo con il ginocchio. A seguito ci sono state numerose manifestazioni, iniziate da Minneapolis e diffuse in oltre 2000 città americane e centinaia di città europee.

Il problema, che non è mai sparito, è quindi tornato di moda, e ciò fa pensare. Le domande che sorgono spontanee sono: come fanno certe persone ad avere una mentalità così arretrata? Cesserà mai questo modo di pensare? Quanti danni possono ancora accadere? Il fatto angosciante purtroppo è che non possiamo rispondere a tali quesiti.

Il razzismo è una brutta macchia sulle pagine della nostra storia.

Ci sono state, però, persone che hanno provato e hanno dimostrato che si può fare qualcosa per cambiare la società, e tali persone hanno agito in diversi ambiti: dal punto di vista politico non possiamo non citare Nelson Mandela, nella vita di tutti i giorni ha operato Rosa Parks, nello sport è spiccato Jessie Owens, nella religione abbiamo Martin Luther King e decine e decine di altri personaggi storici.

Il razzismo è un problema evidente e sono ancora troppo poche le persone che se ne sono preoccupate realmente e noi non possiamo non prendere esempio da queste grandi figure  per provare a mettere la parola “FINE” a questo concetto di civiltà (sub-)umana che ha operato per troppo tempo.

 

Matteo Pasolini, 3’ LS

“Coca, oppiacei e metanfetamine i nuovo mix dei giovani”

Questo è il titolo della terza pagina del corriere della sera dell’11 luglio 2020. 1281 minori denunciati nel 2019 per droga e 36 morti sempre sotto i 18 anni.

Nella difficile situazione in cui si trovano certi giovani, un ulteriore problema nasce dal fatto che il costo di alcune sostanze stupefacenti che vengono da questi acquistate non è  particolarmente elevato, così da permetterne un più facile uso anche a ragazzini appena quattordicenni.

Si tratta di un grave problema sociale, dato che risulta anche un uso, da parte di adolescenti, di sostante pesanti,  come per esempio  la cocaina e l’eroina. Tali droghe hanno causato un aumento dei decessi giovanili dell’11%.

Le cause che inducono un adolescente a farne uso possono essere varie, dai problemi con famigliari o amici a problemi personali per i quali non riescono a trovare una soluzione saggia e sana e sono portati, quindi, alla soluzione più drastica. Purtroppo  il “mercato” offre anche sostanze sintetiche molto pericolose e di conseguenza i giovani, già affetti da una dipendenza, le provano, senza, tuttavia conoscerne le vere possibili conseguenze, tra cui, spesso, la morte immediata.

Le cause dell’assunzione di stupefacenti potrebbero, talvolta, anche individuarsi nella difficoltà degli stessi giovani ad affrontare la vita, le relazioni, le paure e sentimenti negativi e, in tali casi, solo la presenza e l’aiuto di adulti competenti, sia fuori che nell’ambito famigliare, possono risolvere questi problemi che affliggono parte della gioventù. Peraltro, spesso risulta proprio l’assenza dei genitori a indurre certi ragazzini ad entrare nel mondo delle droghe, forse anche proprio per sorvolare e non pensare alla situazione in cui  si trovano.

Una possibile soluzione per contrastare il diffondersi delle droghe tra giovani potrebbe anche essere quella di aumentare notevolmente il prezzo delle sostanze, così da provare ad escludere i giovani da questo ambiente o, almeno, provare a diminuirne l’assunzione.

D’altra parte, purtroppo, ci sarà sempre qualcuno che, di fronte al potere dei soldi, non  avrà alcuno scrupolo ad approfittare delle debolezze di alcuni adolescenti, talvolta del tutto indifesi.

Riccardo Pisoni 3’LST

IL RAZZISMO OGGI

Fino a qualche anno fa il fenomeno del razzismo sembrava poco diffuso e comportamenti violenti o scorretti verso persone appartenenti ad etnie diversi erano meno frequenti. Oggi invece in Italia e nel mondo accadono spesso eventi razzisti e questo accade perché molte persone hanno dei pregiudizi verso coloro che hanno caratteristiche fisiche diverse dalle proprie.Il razzismo porta a sentirsi minacciati da chi è “diverso”, è una paura immotivata che può nascere in diverse situazioni. A volte mi chiedo perché accadono questi fatti, probabilmente nella nostra società abbiamo paura di chi ha un colore di pelle diverso dal nostro ed è un immigrato. Questo accade anche a causa delle idee spesso errate che alcune famiglie trasmettono ai ragazzi, infatti un bambino solitamente accetta di giocare e di stare in compagnia di tutti. Sono gli adulti che tendono a fargli notare la diversità negli altri iniziando a infondere un sentimento o un comportamento razzista. Allo stesso tempo per me il razzismo viene anche aumentato dalle notizie che diffondono i media; la gente infatti spesso dice che gli immigrati rubano il lavoro, che sono tantissimi, che ci stanno invadendo, che sono tutti criminali. Ma queste informazioni se confrontate con dati e statistiche ufficiali, la maggior parte delle volte non sono vere. Il razzismo si può manifestare anche in momenti di vita quotidiana quando può succedere di vedere trattare male gli immigrati sugli autobus, tram o metro. Spesso negli ultimi anni si sono verificati cori razziali allo stadio da parte dei tifosi verso giocatori di colore anche con gesti brutti.Il razzismo avviene anche verso le persone che hanno disabilità fisiche, aspetto esteriore non magro e anche verso le persone omosessuali, che vengono derise e in alcuni casi anche picchiate.Io penso che bisognerebbe iniziare a parlare di tolleranza e rispetto verso chi è “diverso” anche all’interno della scuola che può educare i futuri ragazzi a comprendere in modo positivo le diversità di ogni persona.Credo che bisogna cercare di cambiare la mentalità pensando agli altri come a delle persone che possono insegnarci e portarci esperienze positive anche se appartengono a popolazioni diverse, hanno disturbi fisici oppure orientamenti sessuali differenti. Io conosco anche ragazzi di altre etnie o religioni e mi sono accorto che abbiamo in comune tanti interessi e tanti sogni per il nostro futuro.

Davide Rossi 3’LST